Il diventare genitori è sicuramente un momento molto importante nella vita di una coppia ma quante coppie ci sono che si separano dopo il lieto evento ?
E’ facile dedurre che è un momento importante ma che non sempre viene vissuto in una totale serenità. Il diventare genitori è senza dubbio accompagnato da un istinto naturale dell’essere padri e madri ma questo non basta per adempiere ad un compito così complesso in maniera adeguata.
Occorre che l’istinto genitoriale sia accompagnato dalla consapevolezza da parte di entrambi i partner che da oggi non saranno più in due ma in tre, che le dinamiche cambieranno e che avranno a che fare con un esserino che dipenderà da loro 24 ore su 24.
LA CRISI DI COPPIA SI PRESENTA ANCHE CON L’ARRIVO DI UN FIGLIO: “DA OGGI CI SONO ANCHE IO!”
L’arrivo di un figlio comporta inevitabilmente un cambiamento di tante dinamiche ed equilibri che la coppia aveva raggiunto e trovato ma che ora in tre non funzionano più.
Soprattutto nella fase successiva alla nascita, il bambino richiede una presenza costante dei genitori che, proprio come diceva Bowlby nella sua teoria dell’attaccamento, fungono da “base sicura” per regolare le proprie funzioni con il mondo esterno. In questa fase il bambino ha una routine continua dei suoi bisogni e, di conseguenza, la presenza del genitore deve essere costante. Si assume così nel primo periodo la consapevolezza che il benessere del bambino dipenda completamente da loro e questo rappresenta, all’interno della coppia, una fonte di stress e frustrazione.
Lo stress viene creato dal dover nuovamente organizzare le proprie abitudini e spazi, sia nella vita lavorativa che nel tempo libero. Ma utilizzando una metafora: in presenza di un edificio con buone fondamenta, un uragano non può nulla. I problemi emergono quando la base poggia solo sul terreno.
L’arrivo di un “terzo”, nel caso in cui la coppia non abbia raggiunto un equilibrio, può infatti destabilizzare, far perdere i riferimenti e sfociare in una relazione sempre più complessa e disfunzionale. Il figlio, in questo caso, fungerà da collante tra i due genitori o un partner sostitutivo o, ancora, un rifugio affettivo: tutti ruoli disfunzionali e che a lungo andare provocheranno conseguenze inevitabili.
I QUATTRO PUNTI CHE RIASSUMONO I CAMBIAMENTI DELLA COPPIA CHE CAUSANO POI LA CRISI
- Diminuzione degli spazi di intimità: prima l’intimità era gestita dai due partner, adesso il “come” e il “quando” viene deciso da una terza persona che richiede le loro attenzioni 24 ore su 24.
- Diminuzione di tempo per la coppia: le serate passate a lume di candela sono terminate e sostituite da pappette e pannolini!
- Difficoltà a gestire la stanchezza del compagno: dopo una giornata di lavoro e dopo una giornata passata a rispondere ai bisogni del bambino, spesso nessuno dei due partner ha la voglia e la capacità di ascoltare le lamentele o sfoghi dell’altro.
- Capacità nel gestire l’intrusione di nonni e parenti: spesso le famiglie d’origine pensano di essere brave a dare consigli alle nuove senza però curarsi di tempi e modi. In questo modo alimentano soltanto lo stress e la frustrazione della coppia e non aiutano.
PAPA’ FATTI DA PARTE, CI SONO IO!
Spesso il rapporto che si crea tra madre e figlio è estremamente forte e non equilibrato rispetto a quello del padre.
La madre rivolge tutte le sue attenzioni al bambino, dall’allattamento alla cura del sonno e si può far l’errore di trascurare il ruolo di padre, finendo per vedere la figura del padre come “terzo incomodo”.
Si dimentica che invece è molto importante saper dare la stessa importanza ad entrambe le figure di riferimento che, seppur con modalità diverse, sono entrambe indispensabili al benessere psico-fisico del nascituro.
E QUESTO E’ SOLO L’INIZIO!
E la possibile crisi di coppia spesso si basa su una crisi individuale dovuta a diversi fattori.
Dopo il parto la donna si sente poco attraente, trascurata, poco aiutata e considerando che la gravidanza ed il parto sono momenti di grande fatica sia fisica che psicologica, è anche normale che richieda un sostegno morale ed un aiuto pratico da parte del partner. Un aiuto che aumenta sicuramente la gravità della situazione per lui ma che permette alla coppia di affrontare unita una situazione che richiede un impegno maggiore da parte di tutti.
Spesso non sempre i “papà” sono disponibili ad offrire il loro sostegno per cause psicologiche, fisiche o contingenti… e anche questo aumenta lo stress del nucleo in una condizione già difficile.
La crisi di coppia può anche derivare da una crisi di valori: gli adulti possono non riconoscersi nel ruolo del genitore che avevano sperato e voluto essere, attraverso il figlio riemergono tanti aspetti legati alla propria infanzia e spesso anche conflitti e traumi non elaborati.
E’ una situazione complessa che giustifica la scelta di paragonarla ad un “uragano”.
È bene quindi che gli adulti abbiano la consapevolezza di mettere al mondo un figlio che cambierà per sempre le loro vite, di dover mettere a disposizione tutto l’amore necessario sia al bambino che alla coppia stessa.
Un amore coltivato giorno dopo giorno, così da rendere ancora più saldo l’equilibrio e mantenere un equilibrio significa, innanzitutto, avere la consapevolezza che momenti di tensione siano normali ma che non occorre estremizzarli. Significa prendersi cura del nuovo arrivato, senza però trascurare la relazione con il proprio partner.
Infine, della crisi che può colpire la coppia ne risente anche e soprattutto il bambino che invece, per crescere bene, ha bisogno di un luogo ricco di amore e rispetto.
Cercate quindi di non dimenticare mai di curare anche la salute della coppia: ritagliatevi dei momenti, degli spazi per riscoprirvi complici, amanti e quindi uniti davanti a qualsiasi ostacolo.
Un incontro con uno psicologo può aiutare a trovare gli strumenti per affrontare al meglio questa situazione così meravigliosa ma al tempo stesso pericolosa per la vita a due!
Ho scritto questo articolo in collaborazione con la Dott.ssa Saveria Martino