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Il diventare genitori è un passo importante, una trasformazione che avviene nella coppia ancor prima della nascita del bambino: i due partner, insieme e consapevolmente, decidono di voler prendersi cura di una nuova vita e di assumersi il ruolo di figure significative e di riferimento per un minore che dipenderà in tutto da loro.

Si tratta perciò di un significativo stravolgimento della struttura e delle dinamiche relazionali frutto di un lungo processo di riassestamento, in cui verrà alterato inevitabilmente l’equilibrio raggiunto nella diade di coppia.

In questo momento di elaborazione sarà necessario:

– re-distribuire le energie;

– rivisitare ruoli, mansioni e priorità;

– interrogarsi sulle relazioni affettive interpersonali e familiari;

– riorganizzare gli spazi in casa che, come si suole dire, dovranno essere “a prova di bambino”;

– definire uno stile genitoriale condiviso che fornirà, a livello educativo, importanti indicazioni per una crescita equilibrata e sana del nascituro.

 

Essere genitori significa rivestire quindi un ruolo nuovo ma senza manuali d’istruzioni!

Con un po’ di impegno ed attenzione però è possibile allenarsi sul miglior modo di affrontare questa grande novità.

 

Come prepararsi a diventare genitori ?

È fondamentale che la nascita del bambino sia preceduta da una riflessione strettamente legata al passaggio da coppia a famiglia: non si parlerà più soltanto del ruolo di partner ma anche di madre, padre e figlio. Si allargano i confini del “Noi” come coppia e si include un terzo elemento.

Ecco allora alcuni spunti di riflessione.

 

  1. DOMANDARSI PERCHE’ SI VUOLE AVERE UN FIGLIO

Spesso si è spinti alla decisione di divenire genitori per motivazioni sbagliate come ad esempio: colmare un vuoto affettivo, rafforzare un rapporto in crisi, proiettare sul nascituro propri desideri e bisogni infantili mai appagati, non sentirsi diversi dagli amici già con figli…

Queste motivazioni potrebbero poi creare problematiche che si ripercuotono sullo sviluppo psicologico del bambino. E’ quindi necessario analizzare in profondità i motivi alla base della scelta di procreare e riflettere sui propri bisogni ed esigenze, elaborarli e trasformarli in un progetto di coppia sano e maturo.

 

  1. ANALIZZARE LA STABILITA’ DI COPPIA

La relazione di coppia determina la riuscita o il fallimento del riassestamento successivo all’arrivo del bebè: un buon rapporto di coppia permetterà di assicurare al minore un clima positivo, valido e sereno oltre che un modello ottimale di coppia.

Una stabilità pre-esistente tenderà quindi poi a mantenersi e rinforzarsi, al contrario una relazione debole e superficiale diventerà instabile e disorganizzata, animata da litigi, discussioni e altre difficoltà che produrranno un ambiente poco sano oltre a divenire l’anticamera di una separazione che priverà un figlio della presenza stabile di un genitore.

 

  1. DEFINIRE I RUOLI DI ENTRAMBI

In tutte le squadre che si rispettino, per individuare un obiettivo e raggiungerlo, è necessario definire ruoli e competenze: è così per un team velico che partecipa ad una regata, per il pilota ed il co-pilota di una vettura rally, per un team di medici durante un’operazione chirurgica… ed è così anche per una coppia che sceglie la bellissima avventura di diventare genitori.

Condividere il proprio concetto di genitorialità, regole, educazione, divieti e permessi, premi e punizioni permette di discuterne, di allinearsi su uno stile comune, di elaborare compromessi o di smussare le rigidità più evidenti.

Questo si potrebbe definire un buon manuale di istruzioni su misura, un’indicazione di massima da seguire che aiuterà entrambi i genitori ad arrivare preparati e in sintonia al momento di mettere in pratica i buoni propositi.

 

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Cos’è il “parenting” ?

Ahimè si può esser coppia a tempo determinato… ma si è genitori per sempre!

Parliamo quindi di una notevole responsabilità che è stata a lungo analizzata e approfondita dalla comunità psicologica ed i cui frutti sono visibili nel concetto di “parenting”: il processo psichico che trasforma due genitori biologici in genitori psicologici. Lo spazio mentale all’interno del quale c’è l’idea di un figlio e l’immagine di sè come madre e padre, uno spazio esclusivo che ha come fondamenta anche l’immagine dei propri genitori in quanto tali, del rapporto con loro e di sè in quanto figli.

La genitorialità non è quindi legata solo alla procreazione in senso lato o alle pratiche educative più comuni ma ad un complesso processo di riorganizzazione del sè più profondo e della coppia che inevitabilmente modifica il mondo personale e sentimentale.

Sono abilità che si apprendono col tempo e che si basano su innumerevoli cognizioni riguardo ai concetti di sviluppo ed educazione che è bene rendere consapevoli attraverso la comunicazione col partner.

Secondo Maccoby e Martin (1983), tale processo deve essere condotto tenendo presenti tre aspetti fondamentali:

  • La cura: il saper rispondere in maniera supportiva alle richieste del bambino;
  • La disciplina: il definire una serie di regole e limiti e responsabilizzare il bambino nell’osservazione di queste;
  • Il rispetto: la capacità di fornire al bambino la libertà di pensiero e di espressione.

 

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L’analisi della concezione e dell’utilizzo di questi tre aspetti permette di individuare le 4 tipologie genitoriali:

  • Positivo (cura, disciplina e rispetto dei figli sono le caratteristiche di questo stile)
  • Permissivo (cura e rispetto dei figli ma assenza di disciplina)
  • Dominante (disciplina ma assenza di cura e rispetto dei figli)
  • Distaccato (assenza di cura, disciplina e rispetto)

 

Lo stile che ogni genitore dovrebbe adottare per una crescita sana ed equilibrata del proprio bambino e per contribuire in modo vantaggioso all’armonia familiare è lo stile Positivo: i partner forniscono al bambino cure e accudimento necessari al suo sviluppo ma, allo stesso tempo, lo educano attraverso l’imposizione di regole e limiti e gli concedono la giusta autonomia per esplorare l’ambiente, esplorarsi e creare la sua identità.

E considerato che la “famiglia del Mulino Bianco” non esiste, è bene anche sottolineare che la sicurezza emotiva e la stabilità nei rapporti con i genitori costituiranno per lui degli ottimi strumenti anche in caso di conflitto coniugale: la risposta dei più piccoli si basa infatti sulla qualità delle relazioni con gli adulti significativi.

Secondo le ricerche di Davies e Co. (2003) un bambino maggiormente insicuro della relazione con i suoi genitori percepirà il conflitto come più “pericoloso” e “spaventoso” rispetto ad un bambino che invece è sicuro e fiducioso della loro disponibilità e che quindi saprà meglio fronteggiare discussioni e litigi.

Vale quindi la pena impegnarsi come genitori considerato l’influenza che si avrà sui figli, non siete d’accordo ?

 

Ho scritto questo articolo in collaborazione con la Dott.ssa Flaminia Pagnotta

 

 

Per approfondire

Davies P.T. et Al., “Child emotional security and interparental conflict”, Blackwell Pub, 2003.

MacCoby E., Martin J., The role of psychological research in the formation of policies affecting children in “Annual Progress in Child Psychiatry & Child Development”, 457-465, 1983.

Che cos’è la fiaba?

La fiaba è un racconto apparentemente banale e fantastico ma che al suo interno racchiude situazioni reali e messaggi molto profondi.

Questo è infatti il suo scopo: spiegare ai più piccoli cose che riguardano il mondo dei grandi in un modo a loro comprensibile e, allo stesso tempo, affascinante.

I bambini ascoltano la fiaba e la fanno loro, immedesimandosi nei personaggi e nelle situazioni, sia belle che brutte, e così imparano, crescono e formano una morale più interna.

Il potere delle favole è infatti quello di penetrare, inconsapevolmente, nel loro profondo, recapitando i messaggi che si nascondono dietro la metafora.

Proprio per questo possono rivelarsi molto utili per aiutare i bambini a superare ed affrontare situazioni difficili e traumi.

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Il pensiero magico è un “gioco mentale” diffuso non soltanto nei bambini ma anche negli adulti.

Si basa sulla convinzione di poter modellare la realtà.

E’ un’operazione, a volte automatica dopo anni ed anni di “esercizio”, che non implica una correlazione tra le cause, anzi la esclude a priori.

Parliamo di tutto ciò che si fa attribuendo significati speciali agli oggetti, attribuendo loro un’anima, oppure ai riti come fossero il segreto per esaudire i nostri desideri.

Il pensiero magico è tutto ciò che l’uomo mette in atto per convincersi di poter condizionare, o addirittura comandare, il corso degli eventi. In questo modo si ha l’illusione del controllo su situazioni che, altrimenti, potrebbero spaventare o sembrare inesorabili.

Di cosa parliamo ?

Quando lo mettiamo in atto nella vita di tutti i giorni?

Quando il pensiero magico diventa patologico?

Scopriamolo insieme leggendo questo articolo !

L’idea della morte fa paura e la gestione di un lutto è un argomento difficile da affrontare per gli adulti e lo è ancor di più per gli adulti che devono parlarne con i bambini.

La tendenza che ho notato più spesso è quella di preferire la non-spiegazione, il silenzio, l’evitare di parlarne: un po’ per vergogna e imbarazzo, un po’ perché si sottovaluta il coinvolgimento emotivo dei bambini nel momento in cui viene a mancare una persona a loro cara.

Ma non si può scappare: i bambini hanno emozioni e sentimenti come gli adulti ma per loro è più difficile perché non sanno come gestirli e soprattutto non hanno l’esperienza né le informazioni necessarie per affrontarli nel modo più corretto.

Un bambino che si troverà senza la guida di un adulto, è un bambino che troverà da solo le risposte alle sue mille domande… e potranno essere risposte sbagliate e pericolose.

Se ieri la nonna era con me e oggi non c’è più… è perchè sono un bambino cattivo e quindi mi punisce“: questo è quello che può pensare vostro figlio e soprattutto può crederci veramente !

Le conseguenze di questa convinzione irrazionale un domani possono incidere sul suo essere adulto.

 

Allora prendete il coraggio a quattro mani e trovate le parole giuste!

Non servono discorsi troppo complicati, a volte basta anche una favola!

Leggi questo mio articolo e impara a inventare quella più giusta per il tuo bimbo.